Blitz del ministro Lorenzin al Pascale: ora screening e investimenti mirati

Il Mattino – Gerardo Ausiello

Un blitz, un’ispezione, un incontro ravvicinato, sul campo, con ammalati e operatori.

Ore 16, sabato pomeriggio, la pioggia non dà tregua. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin varca la soglia del Pascale, l’ospedale che accoglie i pazienti oncologici.

Non c’è nessuno ad attenderla. «Non chiamate, non dev’essere una passerella – aveva detto poco prima ai suoi collaboratori – Voglio capire, vedere».

Così medici e infermieri vengono colti di sorpresa. Il ministro imbocca un corridoio e si dirige verso la stanza dei volontari. Uno di loro sorride imbarazzato, indossa il camice e l’accompagna alla scoperta del nosocomio. Poi arrivano due medici, Ciro De Simone e Claudia Sandomenico. Con loro la Lorenzin attraversa da una parte all’altra l’Istituto per quasi un’ora.

Nei reparti ci sono tanti pazienti. C’è chi si è appena operato e sta lottando come un leone, chi ha reagito bene e chi teme di non farcela. Destini incrociati. Umanità profonda. Tanta realtà tutta insieme. Tre donne hanno subito un intervento al seno e sono un po’ in ansia: «Come faremo a tornare in ufficio?», si domandano. «Pensate prima a guarire, ora la priorità è questa», risponde l’esponente del governo. Poco più avanti un uomo si alza dal letto: «Lei somiglia tanto al ministro». E la Lorenzin, sorridendo: «Guardi che sono proprio io». Un’infermiera precaria le chiede invece di fare qualcosa per sbloccare le assunzioni: «È un problema che stiamo affrontando seriamente», assicura. Ma un’ispezione di un’ora non può bastare a comprendere e guardare dritto in faccia l’emergenza che è esplosa e si sta consumando all’ombra del Vesuvio. «Questo è solo un punto di partenza, tornerò presto. Voglio visitare anche il Cardarelli».

Giornalista:C’è uno «spread» della vita tra Sud e Centro-Nord. In Campania si vive meno che nel resto del Paese. Perché?
Beatrice Lorenzin: «Questo divario è inaccettabile. Alla base del gap ci sono moltissimi fattori: dalla governance alla gestione delle risorse, dai differenti modelli messi in campo alle condizioni del territorio. Qui, in particolare, è in atto una gravissima emergenza ambientale. Il problema esiste da vent’anni. Avrebbe dovuto essere risolto e invece se ne continua a parlare. Io sono ministro da pochi mesi, tuttavia sento il peso di questa responsabilità e voglio farmene carico fino in fondo, anche rispetto a vicende passate».

Giornalista: Proprio nella Terra dei fuochi si registrano dati choc sui tumori.
Beatrice Lorenzin: «La situazione è delicata e richiede ogni sforzo possibile. Prima di tutto ci sono le persone. Non vogliamo fare proclami ma lavoriamo in silenzio, abbiamo istituito una task force – di cui fanno parte i ministeri dell’Ambiente, della Salute, dell’ Agricoltura e degli Interni – per decidere insieme cosa fare. Sul lungo periodo serve la massima attenzione in termini di screening e raccolta dati, ma occorrono anche azioni immediate per rassicurare e proteggere la popolazione».

Giornalista:Non le sembra assurdo che in tanti anni non sia stato istituito un registro tumori?
Beatrice Lorenzin: «Certo. Ecco perché ora che c’è bisogna accelerare al massimo e cercare di recuperare il tempo perduto».

Giornalista: Ma qui è diffìcile persino curarsi. L’inchiesta del Mattino ha messo in luce che in questa regione ci sono appena 4,5 apparecchiature per la radioterapia ogni milione di abitanti mentre in Lombardia sono 7, in Friuli 8. Com’è possibile che nel 2013 accadano ancora cose del genere?
Beatrice Lorenzin: «Quando c’erano soldi da spendere sono stati commessi errori e sprechi e ora che non ci sono più risorse se ne pagano le conseguenze. Non bisogna dimenticare che la Campania è una regione sottoposta al piano di rientro dal deficit per l’enorme indebitamento accumulato mentre la Lombardia, ad esempio, è all’avanguardia ed è riuscita a trovare un giusto mix tra pubblico e privati. Il nostro compito, naturalmente, è accorciare le distanze. Lo faremo gradualmente, attraverso investimenti mirati, azienda per azienda».

Giornalista: Scusi, ministro, come pensa di recuperare fondi in questo momento di crisi?
Beatrice Lorenzin: «Ci sono ancora tanti sprechi da eliminare. Possiamo recuperare miliardi di euro. Lo faremo con l’e-health e la diffusione della ricetta elettronica, puntando sulle centrali uniche di spesa, i costi standard, rimodulando i vecchi contratti di appalto, abbattendo i ricoveri ospedalieri inutili. Non è il solito libro dei sogni. Si tratta di azioni concrete, che abbiamo già avviato. Il tesoretto lo investiremo sui servizi e sul personale».

Giornalista: Intanto, però, il governo ha autorizzato solo un parziale sblocco del turn over. Non si fanno assunzioni ma si spende di più per straordinari e doppi turni.
Beatrice Lorenzin: «Sappiamo che il parziale sblocco non è sufficiente. Le assunzioni, però, sono strettamente legate ai piani di rientro. Dobbiamo evitare che si verifichino le spese folli sul personale avvenute in passato. Di tutto ciò stiamo ragionando con il ministero dell’Economia e con le Regioni. Lo sblocco dev’essere legato ai reali fabbisogni, non si può più sbagliare».

Giornalista: I conti in rosso incidono anche sulla prevenzione. La Campania è pericolosamente indietro. Ma come si fanno a recuperare i ritardi se gli ammalati sono costretti a pagare persino Tac e radiografie perché sono stati raggiunti i tetti di spesa? Troppo spazio ai privati?
Beatrice Lorenzin: «E necessario un corretto rapporto tra pubblico e privato. Su questo la Campania, come altre Regioni, deve continuare a lavorare. Siamo consapevoli di tali difficoltà, che devono trovare risposte urgenti nel nuovo patto per la salute. La battaglia più importante è potenziare gli screening operando in parallelo sugli stili di vita. E una questione anche culturale, bisogna iniziare dalle scuole, spiegando ai giovani che la prevenzione è davvero un’arma in più».

Giornalista: In sede di patto per la salute si dovrà discutere anche del riparto del fondo sanitario nazionale. Oggi i cittadini campani ricevono 63 euro in meno prò capite. È favorevole a una modifica dei criteri di assegnazione delle risorse?
Beatrice Lorenzin: «Da un lato bisogna fornire risposte alle Regioni che hanno una popolazione più anziana e che quindi necessitano di maggiore assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Dall’altro siamo consapevoli che non si possono trascurare le Regioni più giovani, in primis la Campania. La soluzione è allora trovare un punto d’equilibrio e in questo senso auspico che la conferenza delle Regioni possa giungere ad un accordo che tenga conto di tutte le esigenze».

Giornalista: Meno soldi significa inevitabilmente meno servizi. Così molti cittadini decidono dì farsi curare fuori regione ma la giunta Caldoro ha imposto, per alcuni interventi, un’autorizzazione preventiva. Le sembra giusto?
Beatrice Lorenzin: «Va garantito il diritto alla salute dei pazienti, che devono essere liberi di scegliere dove farsi curare. Il problema, tuttavia, è che ci sono state speculazioni, spesso molte persone sono andate fuori regione anche quando non era necessario. È questo che dobbiamo evitare. Talvolta, peraltro, si ha un’idea sbagliata dei servizi presenti sul territorio e invece bisogna spiegare che anche qui ci sono centri di eccellenza come in Lombardia. In questo senso è certamente utile dar vita ad un sistema on-line accessibile a tutti, che consenta ai cittadini di valutare in assoluta trasparenza il valore e la qualità delle strutture ospedaliere, reparto per reparto, dando accanto agli esiti che valuta Agenas un giudizio sulla qualità complessiva».

Giornalista: Intanto i nostri cervelli vanno all’estero perché non si investe abbastanza sulla ricerca.
Beatrice Lorenzin: «Sto scrivendo una legge ad hoc sulla ricerca, che consenta di individuare meccanismi chiari ed efficaci per investire sui progetti migliori. Dobbiamo fermare la fuga di cervelli altrimenti si impoverirà sempre di più il nostro tessuto produttivo. Con la ricerca, infatti, si fa anche sviluppo ed industria, quindi lavoro e nuove economie».

Giornalista: Il commissariamento della sanità va avanti ormai da molti anni. Quando si tornerà al regime ordinario?
Beatrice Lorenzin: «La giunta Caldoro ha lavorato bene per ridurre il deficit ed è vicina al pareggio di bilancio. Ora la sfida è garantire servizi di qualità e mantenere i livelli essenziali di assistenza. Quando si raggiungerà questo traguardo sarà la Regione a chiederci di uscire dal commissariamento».

intervista a beatrice lorenzin – ilmattino(24112013)

PUBBLICATO: DOMENICA 24 NOVEMBRE 2013