Quanto incidono le disuguaglianze socioeconomiche sulla salute della popolazione italiana? La risposta è nel report “L’Italia per l’equità nella salute”.
Promotore è il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ne ha affidato l’elaborazione a quattro enti specializzati: l’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (AGENAS). I risultati dello studio sono stati presentati nel corso di un evento che si è tenuto l’1 dicembre nella sede INMP di Roma.
Nel suo intervento Beatrice Lorenzin ha ripercorso la genesi di questo lavoro, arrivato dopo una crisi economica di oltre 8 anni che ha condizionato inesorabilmente le dinamiche sociali. “Volevamo capire come si sviluppassero queste disuguaglianze, come fossero allocate per genere e appartenenza sociale e andare in profondità” ha spiegato il Ministro sottolineando che l’indagine rappresenta solo una parte del lavoro, ulteriormente arricchito dallo spazio dedicato a interventi e proposte concrete di prevenzione. È emerso che oltre 7 milioni di famiglie italiane, pari all’11,9% del totale, è in condizioni di povertà: di questi 1 milione e 250 mila sono giovani under 18. Interessante il focus sulla variazione delle aspettative di vita: da Nord a Sud il divario è di per sé di un anno. A livello culturale invece quelle di un trentenne laureato sono superiori di oltre tre anni a quelle di un coetaneo che ha terminato gli studi dopo la scuola dell’obbligo. Restringendo ulteriormente il campo sono riscontrabili differenze anche a livello locale: attraversando Torino, ad esempio, dalle aree collinari più ricche alle barriere operaie a Nord-ovest, si perde mezzo anno di aspettativa di vita.
“Quando si parla di perdere 3 anni di vita vuol dire perderne 15 di qualità della vita, ovvero passare un terzo dell’età matura malato – ha evidenziato Beatrice Lorenzin – Un costo immenso per un sistema sanitario e l’Italia ha tutti gli anticorpi per poter sviluppare meglio politiche di prevenzione”. Come ha ricordato il Ministro, l’Italia è il primo Paese a livello mondiale per rapporto costo-efficacia (escluse Hong Kong e Singapore per questioni di dimensioni) e qualità dei servizi erogati dal punto di vista assistenziale. Pure l’Ocse ha ampiamente promosso lo standard sanitario italiano, ma “la preoccupazione è che le politiche messe in atto in questi anni non vengano calate nella realtà locali”. Nel riconoscerlo Beatrice Lorenzin ha specificato che questo studio è stato pensato nell’ottica di includere tutti gli strumenti di monitoraggio e di verifica specifica necessari per scoraggiare un esito simile: “Lavorare contro le disuguaglianze significa lavorare anche per se stessi”.
PUBBLICATO: VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017